Tifiamo Rivolta

" Non risplende più il sole che scaldava la povera gente, Sta cambiando l' aria il vento dell' Ovest non si fermerà...

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Elpidio Valdes
CAT_IMG Posted on 25/11/2008, 00:18




...fino a quando odio guerra e sfruttamento si respirerà..."

Una palestra alla periferia di Mosca, stazione della metropolitana Maladoshnaja, poco lontano dall'ipermercato turco Ramstore. Una decina di ragazzi carponi sul pavimento a fare flessioni nell'aria acre di sudore, torso nudo e testa rasata. Maxime, nome di battaglia Tesak (Accetta), solleva pesi grandi come ruote di camion. È il centro sportivo "Lider", sede del movimento skinhead moscovita. "Volevamo chiamarlo "Führer", ma l'avrebbero vietato", dice Tesak, ragioniere, 450 dollari di stipendio mensile. È lui il responsabile del centro, nonché il capo di Filin (Gufo) e Ded (Nonno), entrambi studenti diciassettenni nell'istituto di meccanica. Facce d'angelo. Capelli biondi, occhi chiari, fisici da lottatori e sorrisi da ragazzini. Al collo svastiche di metallo. In Russia i movimenti skinhead dilagano. E non da oggi. Con il crollo dell'Unione Sovietica si sono sfaldate le organizzazioni che si erano occupate dell'educazione dei giovani: le Dom Kultury e Dom Pionierov, perni del socialismo culturale sovietico, oggi sono rovine, o palazzine riconvertite in negozi da parrucchiere o studi dentistici. "I genitori non sono più in grado di occuparsi dei figli, schiacciati tra lavoro e incombenze quotidiane", spiega Alexander Tarasov, sociologo esperto di estremismo giovanile e direttore del Centro Sociologico Phoenix di Mosca. "I figli crescono da soli, in una società più povera e più disattenta". E sempre più spesso accrescono le file di movimenti giovanili violenti. Altra responsabile è la situazione economica che caratterizza la Russia del post '91, con disoccupazione diffusa e una rabbia crescente verso gli immigranti, per la gran parte clandestini, che arrivano a Mosca in cerca di lavoro e vengono percepiti dalla popolazione come usurpatori e ladri di un lavoro già scarso. Intorno ai quindici anni molti ragazzi iniziano a frequentare club come quello di Tesak, che conta una dozzina di sedi nelle maggiori città russe. Vengono da background medio-bassi ma abbastanza ricchi da potersi permettere le di-spendiose "divise" skinhead: anfibi, giubbotto di pelle, tatuaggi. Finiti gli studi vivono di lavoretti: buttafuori di discoteche, distributori di volantini, quando non aprono negozi di tatuaggi. "Entrano in queste bande a 17 anni e ne escono a 25", continua Tarasov, "perché mettono su famiglia, cominciano a lavorare, diventano alcolizzati o finiscono in prigione". I membri si conoscono via internet (il sito più gettonato è www.russfond.ru), si incontrano nei concerti rock, si imbattono negli adesivi seminati sui lampioni della metropolitana moscovita. Tesak snocciola i doveri di ogni membro del circolo. Innanzitutto allenamento. Tre volte alla settimana i pesi, due volte la boxe. Una volta alla settimana street fighting. Poi, obbligatorio, fare sesso almeno quattro volte alla settimana. "Fa bene alla salute". Se si sgarra, una multa: lavori per la comunità o pulizie dei gabinetti. "Dobbiamo anche leggere libri", aggiunge. Quali? "Mein Kampf. E la Bibbia, anche se è un libro ebraico: è la più grande menzogna mai stata scritta, sostiene che tutti gli uomini siano uguali. Per combatterla dobbiamo conoscerla". Tesak parla senza remore, anche di Beslan. "Non mi dispiace per quei bambini: cresciuti, sarebbero diventati in tutto e per tutto come ceceni". Nemici della nazione russa. "La razza slava", dice Bus, "è la più antica delle razze bianche". E il compito del movimento neo-nazi è di difenderla. Per chi non avesse capito, estrae veloce dal guardaroba della palestra una pistola. Gli attacchi di gruppi neonazi contro gli stranieri nelle città russe si moltiplicano. A farne le spese sono soprattutto caucasici o africani, seguiti da ex-cittadini sovietici originari di Tagikistan o Turkmenistan, e infine da giapponesi, cinesi, coreani, vietnamiti. Gli skinhead studiano i luoghi ideali per gli attacchi appostandosi soprattutto nei dintorni degli obsheshitije, i dormitori delle università, dove vivono gli stranieri venuti a Mosca a studiare. Dall'Istituto Pushkin, una delle sedi più note per l'insegnamento della lingua russa, coreani e vietnamiti non escono se non in gruppo. E anche il sito dell'ambasciata americana di Mosca, insieme a raccomandazioni su corruzione o ladruncoli in metropolitana, ha una sezione dove avverte del pericolo degli skinhead. Persino le multinazionali avrebbero adottato una politica interna per cui di proposito non viene trasferito in Russia personale di colore perché la società non può assicurarne l'incolumità fisica. Gli ultimi dati del Centro per i Diritti della Persona, un'associazione partner della Fondazione Helsinki di Mosca che si occupa dello studio di xenofobia e razzismo, parlano di una presenza di almeno 50 mila skinhead in Russia, contro i circa 70 mila che si registrano in Europa e in America, e di una media annuale di 40 attacchi mortali. Con una crescita del 30% all'anno. Tra gli episodi più recenti e brutali, l'omicidio a San Pietroburgo di una bambina tagika, di nove anni, e l'assassinio nella città studentesca di Voronesh di un ventottenne della Guinea Bissau. Ma farsi un'idea della quantità degli omicidi a sfondo razzista è difficile perché le autorità russe minimizzano, tendendo a definirli attacchi di natura teppistica per non riconoscerne il carattere xenofobo - pochi giorni fa il capo della polizia di Mosca, Vladimir Pronin, ha dichiarato all'agenzia di stampa Ria-Novosti che "a Mosca non ci sono skinhead"; così come la milizia ha detto di non poter definire certa la matrice neonazi e razziale di un recente ferimento di un giovane caucasico perché "tutti gli assalitori portavano berretti". Una scusa per negare la piaga della xenofobia a favore del più "accettabile" problema del teppismo giovanile. Un comportamento che ricorda l'atteggiamento delle forze dell'ordine davanti all'omicidio di Nikolai M. Girenko, celebre studioso dell'estremismo giovanile e collaboratore del governo in vari processi contro skinhead, ucciso nel suo appartamento di San Pietroburgo nel giugno scorso. Omicidio sbrigativamente archiviato come "a sfondo teppistico". L'impegno della polizia starebbe migliorando negli ultimi tempi, sostiene Alexander Brod, direttore del Centro per i Diritti della Persona, che riconosce maggiore attenzione da parte del governo sull'estremismo giovanile. Il suo istituto ha ricevuto l'anno scorso dalla Commissione Europea un finanziamento di più di un milione di euro per un progetto sullo studio e il monitoraggio di xenofobia, antisemitismo e di-scriminazione. Ma di tutt'altro parere sembra rimanere Alexander Tarasov: "Le forze dell'ordine, e il governo, sono i primi a istigare la popolazione al razzismo", sostiene il direttore del Centro Sociologico Phoenix. In Russia l'accento caucasico è il modo migliore per calamitare l'attenzione della milizia, e per le metropolitane di Mosca i controlli dei passaporti si indirizzano su chi ha baffi, capelli e occhi neri. Sono i "culi neri", la gente del Caucaso, universalmente disprezzata dalla popolazione russa. Continua Tarasov: "Gli skinhead altro non fanno che sostenere idee che, in maniera più o meno velata, sono condivise da numerosi deputati della Duma". Parole che trovano conferma nell'episodio di poche settimane fa, quando venti deputati del parlamento russo, capeggiati da un esponente del partito nazionalista Rodina (Patria), hanno scritto una lettera su carta intestata della Duma chiedendo la messa al bando di tutte le organizzazioni ebraiche accusandole di estremismo e incitamento all'odio razziale. Inoltre, contrariamente a quanto accade tra i neonazi di altri Paesi, gli skinhead russi vogliono una partecipazione attiva nella politica del Paese. Più di un sociologo indica la vicinanza dei neonazi a partiti nazional-populisti come l'Ldpr di Vladimir Zhirinovski, che nelle elezioni parlamentari del 2003 prese l'11%. Semyon Tokmakov, 30 anni, occhi grigi sfuggenti, ideologo e leader ufficioso degli skinhead moscoviti, dice convinto: "Siamo per la legalizzazione del movimento skinhead. Soltanto così riusciremo a portare sotto controllo le frange più violente, quelle responsabili degli assassini e dei roghi contro gli stranieri". Nelle ultime elezioni parlamentari, Tokmakov e i suoi compagni hanno voluto candidarsi sotto l'ombrello di Rodina, ma i loro nomi sarebbero stati cancellati. "Dov'è la democrazia", chiede indignato Tokmakov, "se le nostre posizioni non possono essere rappresentate?".

da Repubblica




Tutta Europa è attraversata dalla crescita di movimenti xenofobi. Il caso limite è quello della Russia sul quale Scenari propone documenti inediti per il nostro paese. Pochissimi lo sanno ma metà ( la cifra oscilla dai 50 ai 70mila) dei neonazisti oggi attivi sul pianeta opera in Russia. La storia del novecento pare dimenticata. Gli estremisti di "Mosca e dintorni" si considerano ariani, nemici giurati della gente di colore che per loro sono soprattutto asiatici e popolazioni caucasiche. Amnesty International ha definito la situazione "fuori controllo" anche perché il razzismo nel solo 2008 ha provocato nel paese oltre 100 vittime. L'inchiesta di scenari invita a aprire gli occhi su un fenomeno troppo a lungo colpevolmente trascurato.

da Indymedia





"...Ma sotto il fumo e le macerie un corpo bianco indosserà una camicia nera..."

" COME UN PARTIGIANO TAVARISCH NON SI ARRENDE COL MARTELLO IN MANO TAVARISCH SI DIFENDE "
 
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nostalgico
CAT_IMG Posted on 6/12/2008, 01:14




Quando c'era l'Urss, queste cose non accadevano.
Lo disse anche Honecker, ex combattente antinazista, mentre era in carcere, dopo la fine dell DDR, e branchi di naziskin uccidevano immigrati e bruciavano ostelli pieni di bambini e donne.
Prima invece, non c'era un neonazista che osasse aprire bocca o farsi vedere, in tutto l'Est.
Questi sono i fatti.

Ecco la libertà, la democrazia, il pluralismo.
Tra due eccessi, preferisco quello di prima...
 
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Elpidio Valdes
CAT_IMG Posted on 6/12/2008, 02:15




Si è vero, ed aggiungo che la cosa bella è che non tanto che non c erano perchè venissero repressi ma perchè sia l' integrazione tra le varie etnie era più facile e sia perchè il socialismo produce una cultura ed una visione dell' umanità diversa...

Comunque Erich Honecker non fu solo un prigioniero politico del nazismo, (in quanto esponente del partito comunista tedesco), ma fu anche il presidente della DDR, (in italiano RDT o semplicemente Germania dell' Est :lol: ), dal '76 se non mi sbaglio o giù di lì fino all' '89 .
Fu uno dei pochi leader dei Paesi del Patto Di Varsavia che coerentemente con le idee Rivoluzionarie si oppose alla politica ed alla perestrojka di Gorbaciov .
Quell' accusa che dici è vera ed Honecker la disse proprio al processo contro di lui fatto dai capitalisti della RFT, (ovvero la Germania dell' Ovest), dopo la caduta del muro di Berlino...
Fu meraviglioso quel discorso che fece in sua difesa al processo, ti metto il link dove lo potrai leggere perchè fidati ne vale molto la pena :

Auto-difesa nel processo capitalista di Erich Honecker

Leggetelo anche perchè spiega molte cose che vengono oscurate a noi popoli democratici anche riguardo al muro di Berlino...
E, (oltre a quella sui neonazi che ha citato nostalgico), contiene un' altra piccola "profezia" anch' essa particolarmente attuale che incollo qui per voi :

<<questa finalità del processo, questa volontà di uccidere ancora una volta il socialismo già dato per morto, mostra quale sia il giudizio che il signor Kohl, il governo e anche l’opposizione della RFT danno della situazione. Il capitalismo ha vinto economicamente scavandosi la fossa, cosi come aveva fatto Hitler vincendo militarmente. In tutto il mondo il capitalismo è entrato in una crisi priva di sbocchi. Non gli è rimasta altra scelta che sprofondare in un caos ecologico e sociale oppure accettare la rinuncia alla proprietà privata dei mezzi di produzione e quindi il socialismo. Ambedue le alternative significano la sua fine. Ma per i potenti della Repubblica Federale Tedesca il pericolo più grave è chiaramente il socialismo. E questo processo deve servire a prevenirlo, così come deve servire a prevenirlo tutta la campagna contro la ormai scomparsa RDT, che deve essere marchiata come stato ingiusto e illegale.>>

Via giù....Già che ci siamo riguardo alla DDR aggiungo anche una piccola curiosità..... :

nel 1987 il reddito medio pro capite nella Germania Est era di 7180$ contro i 6390$ dell'Italia

(fonte: wikipedia)

Questa è la miseria del comunismo tanto decantata dall' informazione capitalista .

Edited by Elpidio Valdes - 13/12/2008, 21:49
 
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CAT_IMG Posted on 6/12/2008, 12:03
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incontinenzia deretana

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CITAZIONE (nostalgico @ 6/12/2008, 01:14)
Quando c'era l'Urss, queste cose non accadevano.
Lo disse anche Honecker, ex combattente antinazista, mentre era in carcere, dopo la fine dell DDR, e branchi di naziskin uccidevano immigrati e bruciavano ostelli pieni di bambini e donne.
Prima invece, non c'era un neonazista che osasse aprire bocca o farsi vedere, in tutto l'Est.
Questi sono i fatti.

Ecco la libertà, la democrazia, il pluralismo.
Tra due eccessi, preferisco quello di prima...

la realtà che quando c'era l'URSS la gente probabilemte stava megli di adesso, quindi questi movimenti giovanili non avevano motivo di nascere.
però non ne sono così sivuro, non conosco la situazione socio-economiva russa delgi ultimi 30 anni.
magari anche nel periodo sovietico nei sobborghi di mosca gruppi di slavi pestavano i caucasici.
non mi sembra una ipotesi tanto strampalata
 
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nostalgico
CAT_IMG Posted on 6/12/2008, 15:02




Appena ho un attimo scrivo due righe (anche a Pazzi scatenati, che dice una cosa vera)
 
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Elpidio Valdes
CAT_IMG Posted on 7/12/2008, 02:27




CITAZIONE (Pazzi Scatenati @ 6/12/2008, 12:03)
CITAZIONE (nostalgico @ 6/12/2008, 01:14)
Quando c'era l'Urss, queste cose non accadevano.
Lo disse anche Honecker, ex combattente antinazista, mentre era in carcere, dopo la fine dell DDR, e branchi di naziskin uccidevano immigrati e bruciavano ostelli pieni di bambini e donne.
Prima invece, non c'era un neonazista che osasse aprire bocca o farsi vedere, in tutto l'Est.
Questi sono i fatti.

Ecco la libertà, la democrazia, il pluralismo.
Tra due eccessi, preferisco quello di prima...

la realtà che quando c'era l'URSS la gente probabilemte stava megli di adesso, quindi questi movimenti giovanili non avevano motivo di nascere.
però non ne sono così sivuro, non conosco la situazione socio-economiva russa delgi ultimi 30 anni.
magari anche nel periodo sovietico nei sobborghi di mosca gruppi di slavi pestavano i caucasici.
non mi sembra una ipotesi tanto strampalata

Si, penso che si trattava di un insieme di cose: cultura, integrazione, repressione, e appunto migliori condizioni di vita .
Può darsi che ci sia stato anche qualche coglione intollerante pure durante l' Urss, ma è un dato di fatto incontestabile che non c è paragone con ora, la situazione è crollata vertiginosamente sotto tutti gli aspetti, e penso puoi trovare conferma da qualsiasi fonte a riguardo...Non so se hai letto quello che c è scritto nell' articolo di cui si parla, i nazi oggi controllano veramente le città russe ed hanno anche il culo ben coperto politicamente!
Non so se hai letto...Sembra che ci sono più nazi solo in Russia che in tutto il resto d' Europa....
Dimmi se una cosa del genere sarebbe stata possibile durante l' Unione Sovietica...
Appunto documentati sulla situazione socio-economica russa del periodo sovietico e di oggi, ti salteranno all' occhio subito i dati riguardanti il lavoro; che prima la disoccupazione non esisteva ed ora è un problema molto grave, lo stesso riguardo alla casa, l' inflazione stesso discorso della disoccupazione, poi la sanità e l' istruzione, poi potrai vedere anche solo il fatto che la delinquenza era praticamente una nullità in confronto ad ora.....(e già questo la dice lunga sulle ipotetiche bande di picchiatori razzisti durante l' Urss...) .
Poi sai, certamente, non si può sapere con certezza, può darsi appunto qualche razzista ci sia sempre stato, ma quando parliamo teniamoci in mente che si parla di due "mondi" praticamente del tutto diversi....Non si può certo mettere sullo stesso piano ma nemmeno lontamente anni luce la situazione di ora con quella di prima riguardo a questo aspetto .
 
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nostalgico
CAT_IMG Posted on 8/12/2008, 00:00




Conoscevo l’Autodifesa di Honecker, ma hai fatto bene a riproporla, per tutti quelli che non l’hanno letta.
Ai tempi del processo, ero nella LTd’I, sezione italiana della Lci, della quale ho fatto una breve illustrazione qui
http://giovaninternazionalisti.forumcommun...net/?t=21525566
La sezione tedesca della Lci, la Spad (Spartakist ArbeiterPartei Deutschland), una delle sezioni più importanti d’Europa, fu in prima fila nell’organizzare manifestazioni in difesa di Honecker e di Erich Mielke
http://it.wikipedia.org/wiki/Erich_Mielke
e nella propaganda in loro difesa.

Tale difesa era comunque da un punto di vista trotskista, pertanto, anche se poteva apparire contraddittorio, c’era una logica nel fatto che, ad esempio, nello stesso articolo (ne ricorso uno sul periodico della LTd’I “Spartaco”) si potesse esaltare Honecker come “eroico combattente contro il nazismo” e come difensore della RDT contro la svendita e la sua distruzione ad opera di Gorbaciov, eccetera, e, al contempo, lo si criticasse apertamente perché burocrate stalinista, ovvero nemico della “rivoluzione politica” invocata dai trotskisti contro la burocrazia che indeboliva il Blocco sovietico, perseguiva una politica di pacificazione e convivenza ed ostacolava la rivoluzione mondiale.
Al momento, però, Honecker e Mielke erano processati in quanto simboli del Socialismo Reale e, pertanto, erano difesi incondizionatamente dall’Lci.
Si scriveva “Honecker viene processato dal tribunale sbagliato perle accuse sbalgiate”.
Naturalmente, leggendo gli altri miei interventi, avrete capito che ho da un bel pezzo abbandonato il trotskismo…

Veniamo ora alla questione sollevata da Pazzi Scatenati.

In Urss le organizzazioni che potremmo definire “fasciste”, come Pamjat e i “Cento Neri”, entrambe ultranazionaliste, reazionarie e fortemente antisemite, erano bandite, come, ovvio, quelle di diretta ispirazione fascista.
Per quanto possiamo dire che le cause materiali del razzismo (ignoranza e miseria) fossero state rimosse, nel senso di eliminate, ciò non vuol dire che forme di discriminazione o retaggi razzisti e nazionalismo “granderusso” non potessero riproporsi, anche in forme non organizzate.

L’Unione Sovietica, come l’impero zarista, era un territorio immenso, in cui vivevano decine di gruppi etnici diversi, vi erano molte lingue e dialetti differenti, come pure culture, usi e religioni.
Lo “sciovinismo granderusso”, tornato apertamente in auge con la fine dell’Urss (secondo alcuni, anche durante l’Urss, il sentimento nazionalista o l’idea di “impero” era comunque forte, e ciò, in parte, è vero), aveva però lasciato la sua eredità.
Per molti, nonostante la propaganda internazionalista, la “solidarietà fra i popoli”, il legame e gli aiuti a paesi del Terzo mondo (anche per ragioni di interesse economico e strategico), soprattutto nel corso delle lotte anticoloniali, rimaneva una coincidenza fra “Unione sovietica” e “Patria”.

Già Stalin, durante la II Guerra mondiale, aveva fatto appello a difendere la “Madrepatria”, restituito un certo spazio alla Chiesa Ortodossa perché chiamasse alla difesa della “Santa Russia”, ripreso temi e figure storiche come i generali che respinsero Napoleone, ricostituito le truppe cosacche, istituito decorazioni intitolate ai condottieri del passato (anche il nastro della medaglia di “combattente della Guerra Patriottica”, la decorazione più diffusa, era nei colori oro-nero delle decorazioni zariste). Per questo la II GM è stata chiamata “Grande Guerra Patriottica” e la vittoria è celebrata indifferentemente oggi come ieri.
Per molti russi, zar, Stalin, Putin, sono egualmente condottieri e capi di stato che hanno difeso e portato avanti lo stesso ideale di patriottismo russo e difeso la potenza della “Patria”.
La “coalizione rosso-bruna” formatasi in seguito alla fine dell’Urss, univa nostalgici zaristi, nazionalisti fascistoidi e “stalinisti” dozzinali.

Tornando al passato, è certo vero che durante gli anni Trenta, vi furono massicci “trasferimenti forzati” di intere popolazioni, specie nelle aree asiatiche, il “cuore dell’impero”, voluti da Stalin, ed è possibile che in queste vi fossero elementi di razzismo o discriminazione etnico-culturale, assimilazionismo, eccetera.
La regione del Birobidjan in cui vennero, volenti o nolenti, fatti trasferire molti ebrei russi, ucraini, eccetera, fondandovi la “Repubblica Autonoma Ebraica”, era un’area inospitale dell’estremo oriente.
Tuttavia rimasero notevoli gruppi ebraici, come gli “Ebrei della Montagna” nella regione caucasica del Dagehstan , ad esempio. Comunque, moltissimi ebrei rimasero nei loro luoghi originari di residenza.

D’altra parte, anche durante l’epoca staliniana non si ebbe vero “antisemitismo” istituzionalizzato (esso era anzi esplicitamente considerato reato): erano ebrei stretti collaboratori di Stalin, come il ministro degli esteri Litvinov e il Commissario del Popolo all’industria Kaganovic.
Del resto, gli ebrei erano, per una serie di ragioni, mediamente assai più acculturati (intellettuali, rivoluzionari, scienziati ed artisti ebrei erano numerosi in tutta Europa), per cui molti funzionari sovietici furono ebrei, convintamente comunisti.

Molti dirigenti sovietici, incluso Molotov (la cui moglie fu poi arrestata nel 1948 e liberata alla morte di Stalin), sposarono donne ebree. Anche la figlia di Stalin sposò un ebreo, nonostante la contrarietà del padre, che già ne aveva fatto deportare in un gulag un precedente fidanzato, un regista anch’egli ebreo.

Al contempo, la lotta contro l’opposizione, negli anni Trenta, fece leva su argomenti antisemiti, considerando gli “ebrei” come dei senza patria, infidi, egoisti, destabilizzatori e privi di attaccamento allo Stato sovietico, eccetera. Questo nonostante nell’Opposizione non vi fossero più ebrei che nella “maggioranza” staliniana.
Ebrei erano Zinovev e Kamenev, ma ciò venne rimarcato solo quando essi passarono all’Opposizione.
Dopo la Guerra, il Comitato Antifascista Ebraico, che aveva organizzato gli ebrei nella lotta e propaganda antifascista in Urss a partire dal 1941, venne disconosciuto e il suo ruolo minimizzato, fino allo scioglimento nel 1948, come pure venne praticamente eliminato l’importante teatro Ebraico di Mosca.

La lotta contro il “cosmopolitismo” diventava lotta contro gli ebrei perché essi erano considerati, per le loro peculiarità storiche, come cosmopoliti per antonomasia, quindi nemici potenziali del paese.
Si arriva infine al “complotto dei medici”, inventato nell’ottobre 1952 e conclusosi pochi mesi dopo, con la morte di Stalin, nel marzo 1953, in cui furono accusati medici di origine ebraica.
Peraltro, praticamente subito dopo la morte di Stalin, essi vennero liberati e il governo ammise chiaramente (era la prima volta) che si era trattato di una montatura. Non di un errore, ma di una vera montatura. Lo scrive Giancarlo Pajetta nel suo “Le crisi che ho vissuto”.

Nel 1983 fu creato il Comitato Antisionista, alla cui presidenza fu posto un generale eroe di guerra, ebreo. Tuttavia, tale comitato, nato per una corretta lotta contro il sionismo come ideologia razzista, reazionaria, nazionalista, ebbe anche tratti antisemiti.
Al di là dell’antisemitismo, anche elementi di disprezzo e discriminazione verso la popolazione non russa permasero, a livello popolare, anche in Urss. Del resto, lo stesso governo, per cementare e rafforzare l’unità del paese, continuò il processo di russificazione forzata, già avviato in epoca zarista.

Immigrati in Urss dal “Terzo mondo”, in effetti, credo ve ne siano stati pochi. Del resto era più facile forse raggiungere altri paesi europei. Consideriamo poi che l’immigrazione come fenomeno di massa è iniziata verso la fine degli anni ottanta, più o meno, quando cioè il blocco sovietico era prossimo al crollo.
Per molto tempo, però, studenti di paesi del Terzo mondo (molti dall’Africa, dal sudest asiatico o dal Sudamerica e Cuba) furono ospitati in Urss, dove studiarono gratuitamente nell’Università Lumumba di Mosca, formandosi come ingegneri, medici, agronomi, tecnici, per poi tornare a lavorare nei paesi di provenienza con le competenze acquisite.

Sicuramente, diffidenza ed episodi di discriminazione, magari violenze, accaddero. Tuttavia, ritengo che il rigido sistema di controllo poliziesco scoraggiasse tali azioni, come scoraggiava efficacemente il crimine in generale.
Questo sempre nei limiti di un paese immenso, con decine di migliaia di funzionari, agenti ed ufficiali di polizia, corruzione, retaggi di un paese comunque passato repentinamente dal medioevo alla modernità, eccetera.
Non basta lo spazio di due generazioni a cancellare del tutto retaggi reazionari, mentalità ottuse e sentimenti razzisti e localisti durati secoli.

Naturalmente, nelle aree “periferiche”, quindi abitate da etnie non-russe, è difficile che episodi di discriminazione potessero avvenire.

C’era certo ostilità verso i gruppi e le popolazioni arretrate, per i loro costumi e mentalità, certo era possibile vi fossero venature di razzismo o disprezzo nei loro confronti. Esse venivano magari considerate come rozze, ignoranti, poco abili nel lavoro, passive, eccetera, insomma tutto quello che in Italia si dice dei meridionali.

Sicuramente, tutto scompare dinanzi alle palesi forme di razzismo e violenza (specie verso le persone che, dalle aree periferiche, ad esempio dal Caucaso o dalle ex repubbliche dell’Asia centrale, ora impoveritesi a livelli notevoli, emigrano nelle grandi città come Mosca, San Pietroburgo, Kiev, eccetera) perpetrate soprattutto da parte dei gruppi neonazisti e dalle predette organizzazioni storiche, Pamyat (nata clandestinamente negli anni Settanta) e “Cento Neri”, nata nel 1905, per combattere i rivoluzionari.
L’idea della supremazia della “razza slava” e tutto l’insieme delle posizioni razziste, reazionarie, ultranazionaliste, ritornano prepotentemente a diffondersi, a causa del generale impoverimento seguito al crollo dell’Urss.
I popoli caucasici ed asiatici vengono considerati come inferiori e parassiti, viene loro rinfacciato lo sviluppo e l’aiuto portato dal regime sovietico, eccetera. Naturalmente, ebrei e gruppi nomadi sono altri nemici giurati dei neonazisti russi, come in tutto l’est europeo.

Situazioni analoghe si hanno in tutti gli altri paesi dell’ex Patto di Varsavia.
La propaganda neonazista dell’”Europa libera” ha trovato terreno fertile tra i giovani dell’ex Blocco Sovietico, scontenti e abbrutiti dalla precaria situazione economica e sociale, nonostante le palesi contraddizioni date dall’essere un’ideologia a sua volta razzista verso gli salvi, considerati “inferiori”.
Ancor più nella ex-Germania est, dove alla situazione economica (sicuramente molto peggiore rispetto al passato) si è accompagnato il nazionalismo tedesco e l’ostilità anticomunista d’origine nazista.
Altri paesi, come la Polonia, hanno recuperato tutto il nazionalismo (frustrato da secoli di invasioni e spartizioni) il reazionarismo cattolico ed antisemita.
La Romania ha ripreso elementi nazionalisti fascistoidi, riesumando anche la Guardia di Ferro di Corneliu Zelea Codreanu, il giovane crismatico leader della “Legione dell’Arcangelo Michele”, che univa elementi religiosi e mistici al nazionalismo più duro ed al razzismo. Idem, in Ungheria si hanno nostalgici delle Croci Frecciate, che già avevano rialzato la testa nel 1956.

Anche nei Balcani, dove pure la nascita della Jugoslavia era avvenuta proprio grazie all’unione delle diverse etnie nell’esercito partigiano di Tito e la convivenza era stata per anni fondamentalmente buona, alla fine della Jugoslavia, i vecchi odii secolari fra cattolici, ortodossi, musulmani, croati, bosniaci, serbi, eccetera, sono riemersi, adeguatamente propagandati dai paesi “occidentali”, fino alla finzione del “povero piccolo Kossovo”, nella quale è caduta anche molta parte della sinistra.
Ricordo un insegnante di letteratura in una scuola superiore di Zagabria che, qualche anno fa, rimpiangendo i tempi della Jugoslavia (in effetti lui aveva forse quarantacinque anni, quando lo conobbi), disse "“Solo Tito riuscì a compiere il miracolo”, riferendosi all’unità fra le diverse etnie.
Se ben ricordo, lo stemma jugoslavo recava una fiamma con cinque lingue di fuoco, rappresentanti le diverse etnie.

Al Mjogonoj, il celebre cimitero di Zagabria (un po'come il Verano), oltre al grande e bel monumento ai caduti della Resistenza, si vede come, oltre che le “aree” per le tombe ortodosse, cattoliche, ebraiche, eccetera, vi siano anche molti riquadri in cui esse sono mescolate. Soprattutto, ricordo molte lapidi recanti invece la stella a cinque punte.
Vi è poi il lugubre enorme marmo nero (sarà forse quattro metri per quattro) della tomba di Tudjman, sempre attorniato da candele, lumini con lo stemma croato, bandiere e fiori, simboli Ustascia.
La foto di Tudjman è tuttora esposta in molti negozi e luoghi pubblici.
Nelle campagne, molti edifici, in gran parte abitati, ancora mostrano sui muri i segni delle pallottole. E'facile imbattersi in monumenti e cippi in memoria di qualche battaglia, tutti con fiori, bandiere, stemmi biancorossi.
Sicuramente cose analoghe avvengono in Serbia...

Bene, questa è la libertà riconquistata dai paesi dell’Est, dopo decenni di dittatura "stalinista" antidemocratica…

Credo proprio di dover aprire una discussione sul Socialismo Reale, appena avrò un attimo…

 
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Elpidio Valdes
CAT_IMG Posted on 11/12/2008, 01:10





CITAZIONE
Naturalmente, leggendo gli altri miei interventi, avrete capito che ho da un bel pezzo abbandonato il trotskismo…

Perchè? Mi sembrava proprio il contrario

Comunque il senso è quello che avevamo accennato sopra in due righe, però davvero complimenti un intervento buonissimo in cui ho imparato anche qualche altra cosa in più, complimenti!

Una discussione sul socialismo reale è vero andrebbe fatta, in teoria sarebbe già iniziata nel topic fatto da alisio85 "le non-classi" nella sezione "pensieri in libertà" .

Comunque per riassumere quanto c è da dire in questa discussione cito quello che hai scritto al tuo primo messaggio :

CITAZIONE
Tra due eccessi, preferisco quello di prima...

 
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Bèla Kun
CAT_IMG Posted on 11/12/2008, 13:16




scasami compagno ma proprio non riesco a capirti: che vuol dire tra i due periodi era meglio prima? non si può giudicare la presunta democraticità di uno stato attraverso la presenza al suo interno di più o meno bande di nazisti, è riduttivo e sopratutto limitante perchè ci si tappa con una mano un occhio. Sì in unione sovietica non c'erano sicuramente naziskin (come del resto tutt'oggi non ci sono in cina) e quindi? Un conto è bersi e credere quello che ci ha propinato la propaganda del "mondo libero" un altro è quello di tratteggiare l'urss come uno stato mitico "della gloriosa stella rossa dell'oriente". Il razzismo ha le sue prime cause materiali non tanto nell'ignoranza o nella povertà ma nelle necessiotà delle leggi dello stesso mercato, è funzionale al capitale e strumento dei padroni per dividere i lavoratori. Poi può essere formalmente condannato, vietato dalla legge,etc ma se ad essi viene bene..Non conosco molto lo scenario sociale dei tempi dell'unione sovietica ma istintivamente mi viene da dubitare sul fatto che razzismo non ce ne sia mai stato. (certo, non ai livelli così espliciti di oggi). Ma mi vengono in mente le posizioni che tenevano i partiti satelliti di quello russo in situazioni dove il tema del razzismo era centrale: gli scioperi dei lavoratori metalmeccanici francesi negli anni '70, dove il PCF agiva dividendo i lavoratori francesi con quelli nordafricani nelle loro lotte rivendicative. Senza contare la visione che il PCI ha sempre avuto riguardo le popolazioni "di colore" che è stata sempre un pò paternalista nella sua accezzione più negativa. Più o meno nellostesso periodo di sopra, quando nei distretti e sobborghi neri delle città industriali statunitensi, i proletari neri alzavano la testa dando inizio a delle rivolte sacrosante, "l'Unità" li bollava se non sbaglio così:"bande di giovinastri hanno appiccato incendi a negozi e a case di abitazione" (20 luglio '66).
Ps: non sono troskista...
 
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Elpidio Valdes
CAT_IMG Posted on 12/12/2008, 01:37




Tra i due periodi era meglio prima a livello generale mica solo sui nazisti .

Quanto al razzismo, ce n era comunque infinitamente meno, anche proprio perchè non c erano le cause materiali ne di povertà ne di ignoranza ne di quelle che indichi come principali ovvero dettate dalle leggi di mercato .
(in Cina il razzismo non c è perchè l' immigrazione e la convivenza con altri popoli non c è a meno che non si finisca per citare il Tibet ma lì è veramente tutta un' altra questione su cui ci sarebbe da discutere molto...) .
Quelle che hai citato successivamente semplicemente sono episodi di incoerenze con l' ideologia comunista di alcuni partiti o giornali ecc che si proclamavano comunisti .

Edited by Elpidio Valdes - 12/12/2008, 01:54
 
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nostalgico
CAT_IMG Posted on 12/12/2008, 16:15




A Bela Kun: non considero l’Urss o un altro paese democratico perché non vi nascono bande ed organizzazioni naziste o perché esse siano represse.
In generale, non considero l’Urss e compagnia paesi “democratici” nell’accezione comune. Questo non è un problema perché non credo nella “democrazia” come valore in sé: dipende da tempi e luoghi e anche dall’alternativa che si avrebbe ad essa.
Semplice pragmatismo. Fra fascismo e democrazia (ovvero, semplifico, libere elezioni, garanzie democratiche, libertà di associazione, propaganda, eccetera) preferisco la democrazia. Fra “socialismo reale” (quindi non lo definisco, e non m'interessa farlo, comunismo, socialismo, o altro) e democrazia, preferisco il primo.

Questo perché la “democrazia” in Urss ha portato tutto ciò che ha portato, incluso lo sviluppo dei gruppi neofascisti e xenofobi.
Non ho mai mitizzato l’Urss, non sono così sciocco. Il paradiso non esiste in cielo figuriamoci sulla terra.

Certamente il razzismo è funzionale al capitalismo (separare i lavoratori, creare un capro espiatorio, distrarre dai veri problemi) e certo esso ha interesse a fomentarlo e incoraggiarlo con la propaganda politica, i mass media, eccetera.
Tuttavia credo che comunque esso possa nascere a prescindere, fra le persone, per ignoranza, paura, povertà. E’difficile dire dove finisca l’aspetto strutturale e cominci quello sovrastrutturale.

Mai detto che in Urss non ci fosse razzismo. Riporto quanto scritto prima:
“Al di là dell’antisemitismo, anche elementi di disprezzo e discriminazione verso la popolazione non russa permasero, a livello popolare, anche in Urss. Del resto, lo stesso governo, per cementare e rafforzare l’unità del paese, continuò il processo di russificazione forzata, già avviato in epoca zarista. (…)Sicuramente, diffidenza ed episodi di discriminazione, magari violenze, accaddero. Tuttavia, ritengo che il rigido sistema di controllo poliziesco scoraggiasse tali azioni, come scoraggiava efficacemente il crimine in generale.
Questo sempre nei limiti di un paese immenso, con decine di migliaia di funzionari, agenti ed ufficiali di polizia, corruzione, retaggi di un paese comunque passato repentinamente dal medioevo alla modernità, eccetera.
Non basta lo spazio di due generazioni a cancellare del tutto retaggi reazionari, mentalità ottuse e sentimenti razzisti e localisti durati secoli.

Naturalmente, nelle aree “periferiche”, quindi abitate da etnie non-russe, è difficile che episodi di discriminazione potessero avvenire.

C’era certo ostilità verso i gruppi e le popolazioni arretrate, per i loro costumi e mentalità, certo era possibile vi fossero venature di razzismo o disprezzo nei loro confronti. Esse venivano magari considerate come rozze, ignoranti, poco abili nel lavoro, passive, eccetera, insomma tutto quello che in Italia si dice dei meridionali.”


Non ho approfondito la questione del Pcf che separava le lotte dei lavoratori francesi dai nordafricani, ma ne ho sentito parlare, come mi pare anche fosse stato ondivago e tiepido sulle questioni della decolonizzazione. Approfondirò.

Circa il paternalismo del Pci verso le persone “di colore” è indubbio che vi potese essere.
Ricordiamo comunque che parliamo di anni in cui la società multiculturale non si sapeva cosa fosse, di immigrati non ce n’erano, contatti diretti erano pressoché impossibili, c’era certo paternalismo, un’idea magari involontaria di superiorità.
E'possibile che ci fosse, insieme all'idea internazionalista "proletari di tutti i paesi, unitevi" una forma di attrazione per l'"esotico" che sottintendeva un'idea di "diversità" , con o senza connotazioni negative.

Persino Marx, mi pare, si riferiva a Lassalle come a "quel cafro" e sono note alcune sue corrispndenze con Engels piuttosto sarcastiche sugli "urninghi" (termine desueto per indicare gli omosessuali).
Non giustifico né lui né i comunisti di un tempo, cerco di porli in proporzione alla loro epoca e alla loro cultura. C'è sempre un margine di miglioramento per tutti. C'è oggi, figuriamoci in passato.

Comunque, su mandato del partito, Ilio Barontini, con altri, nel 1938 addestrò ed organizzò i ribelli etiopici contro le truppe coloniali fasciste. Non mi sembra poco, paternalismo o meno.

Lo stesso paternalismo e involontari atteggiamenti o idee hanno tuttoggi persone sinceramente non razziste. Che ne so, molti che sono attratti e ammirati da usi e costumi africani e hanno ancora un’idea stereotipata dell’immigrato dall’Africa. O anche chi affermi “sono migliori di noi”, affermazione in sé sbagliata, ma in buonafede.
Poi certo, c’è anche un residuo di mentalità caritatevole cristiana, talvolta.

E’un lungo lavoro che si deve fare su se stessi, verificare ogni volta i propri comportamenti, linguaggi, atteggiamenti, per superare dei residui inconsci di “discriminazione” (anche in senso positivo) che si possono avere.

Tornando all’Urss, ho una rara raccolta di scritti e vignette del "Krokodil", la sola pubblicazione di satira politica e di costume dell’epoca sovietica (niente di deflagratorio, ma derideva in modo abbastanza netto anche malcostume, burocrazia, disservizi, controllo poliziesco, vi assicuro). Vi erano tavole molto dure contro il razzismo del Ku Klux Klan, l’apartheid sudafricano, i regimi colonialisti.
Certo, era anche in funzione “antiamericana”, eccetera, ma credo fosse un atteggiamento sincero, nell’opporsi a discriminazione e razzismo.

La definizione di “giovinastri” dell'articolo dell'Unità è certo criticabile. Il Pci, comunque, non guardava con favore (in molti casi a ragione) ad atti di “teppismo”, violenza di strada, scontri, eccetera. Non so cosa si sapesse davvero circa quanto stesse accadendo in quel caso, forse la cronaca era basata su notizie di seconda mano, su quanto arrivava dai dispacci di agenzie, eccetera.
Era il 1966, non c'erano i canali d'informazione e le conoscenze che abbiamo oggi sull'America e sul resto del mondo.
Vorrei leggere l’intero articolo, comunque.

Il fatto del trotskismo credo fosse riferito a me.
A Elpidio Valdes: le mie attuali distanze dal trotskismo sono:
-Accettazione della teoria del “socialismo in un solo paese”: lì si era riuscita a fare la rivoluzione ed era "grasso che cola". Tentativi di esportarla (Polonia) erano falliti, così pure i tentativi insurrezionali in Germania con gli spartachisti o il biennio rosso in Italia.
Discorso analogo, in seguito, per la Spagna del 1936/1937 e l’Italia del dopoguerra (in Grecia si sa come andò a finire);
Cuba nasceva come semplice rivolta democratico-borghese-progressista (semigolpista, come nella tradizione sudamericana),poi è diventata per diverse ragioni, qualcosa d'altro, anche qui non m'importa cosa, e di molto meglio;
-Non mi aspettavo né invocavo una “rivoluzione politica” contro la casta burocratica parassitaria che gestiva i paesi dell’est. Budapest e Praga le vedo principalmente come rischiosissime avventure, generate da spinte differenti, che avrebbero spianato la strada al ritorno dei paesi in cui avvenivano (e non solo quelli) nell’orbita occidentale ed al capitalismo;
-Sono favorevole, a questo punto è ovvio, alla politica dei fronti popolari (con tutto ciò che ne consegue), dalla Spagna all’Italia del 1944-1945 e delle elezioni del 1948: quello si poteva fare e quello si poteva ottenere (riassumo in due battute, ora). Amen.

Per quanto riguarda la definizione dell’Urss come “stato operaio degenerato” ma sempre su base di classe (poi appena lo ritrovo, riporto magari un passaggio, inequivocabile circa le posizioni di Trotsky, da una lettera di critica a Bordiga), la sua difesa (di cui in è scritto anche “In difesa del marxismo” e nel “Programma di transizione”), chiaramente le mie posizioni coincidono fondamentalmente con quelle di Trotsky. Idem, egli, a parte i luoghi comuni, fu duro e spietato negli anni della rivoluzione della guerra civile, del tutto indistinguibile da Lenin o da quello che avrebbe potuto fare uno Stalin al suo posto.

Certo, poi criticò gli eccessi e gli abusi delle purghe staliniane e l’accentramento autoritario di Stalin e dei suoi “collaboratori” (anche e soprattutto per il danno che avrebbero potuto portare alla stabilità del paese e del sistema) e, anche su quello, fondamentalmente, posso concordare, a posteriori.

Circa la Cina. Non dimentichiamo che si tratta di una cultura molto differente, imbevuta di confucianesimo, collettività come valore supemo, elementi di "orgoglio" nazionale notevoli.
Non ci sono immigrati da altri paesi probabilmente, ma certo la supremazia dell'etnia maggioritaria Han sulle altre numerose etnie (anche diversissime fra loro per lingua, cultura, religione, tratti somatici e razziali) del paese porta con se elementi di razzismo e discriminazione.
Del resto la Cina è un paese a forte emigrazione interna e un cinese mongolo che emigri al sud per lavorare in una fabbrica o una contadina di etnia vattelapesca che vada a Pechino da qualche sperduta zona montagnosa lontana migliaia di chilometri subiranno, oltre il resto, discriminazioni per ragioni etniche, come avviene ovunque.

Appena ho un attimo ritiro fuori qualcosa di mio sull’Urss e sulla questione della democrazia e delle non-classi di cui diceva Alisio.
 
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Elpidio Valdes
CAT_IMG Posted on 12/12/2008, 18:19




Riguardo all' Urss la vedo come te ormai l ho detto abbastanza volte .

La penso abbastanza come te per quanto riguarda i discorsi sul paternalismo, sulla divisione dei lavoratori immigrati da quelli francesi del pcf, sull' articolo dell' Unità ecc però secondo me a volte a tentare di spiegare tutto, che comunque è giusto si scade nel creare alibi e giustificazioni un pò troppo fragili, nel senso, bisogna sempre analizzare la situazione, le circostanze ed il momento storico, però dissociare la classe operaia in immigrata e francese è comunque una incoerenza basilare col marxismo, non si sapeva nulla della società multiculturale è vero, ma si sapeva di certo che l' uguaglianza sta alla base di tutto, uguale l' Unità può darsi abbia avuto informazioni distrorte, ma di certo sapeva di averle ricevute distorte e sapeva che a dirglele erano stati i capitalisti americani, sapevano che gli scontri erano generati dalla situazione creata dal capitalismo....
Si bisogna riflettere, contestuallizzare e spiegare tutto, è vero, però si rischia di far passare magari anche non volendolo, certe analisi per assoluzioni, mentre almeno per me quelli sono errori aldilà di tutto ingiustificabili .




Per quanto riguarda la teoria stalinista del socialismo in un solo Paese per me è sbagliatissima ed è una distorsione del marxismo, per forza di cose il socialismo di ogni nazione è condizionato ed influenzato dalla situazione internazionale, dal mondo che lo circonda .
Hai citato Cuba, proprio Cuba infatti andò in crisi totale del "periodo especial", quando non trovò più nemmeno l' Urss su cui contare, e fu salvata e tirata fuori dal periodo especial infatti da un altra nazione socialista, il Venezuela .
È vero che talvolta è fallito il tentavito di portare la Rivoluzione in Spagna, in Polonia ecc però non significa che il principio non fosse giusto .
Io do per scontato che la concretizzazione del marxismo sia ottenere l' intero mondo socialista, questa nei fatti sarebbe una Rivoluzione Permanente, l' unica possibile non credi?

Trotzky non si aspettava necessariamente una rivoluzione proletaria contro la casta burocratica, (anche se in realtà qualche rivolta ci fu), lui disse giustamente che o essa avveniva e diciamo "correggeva" il socialismo sovietico, o se no, se come anch egli dava per probabile, non avveniva, lo stalinismo avrebbe riportato sicuramente al capitalismo, così è stato, ma è una teoria logica, non una profezia, lo disse seguendo un ragionamento che la storia ha più di una volta dimostrato .

Sulle critiche di Trotzky alle degenerazioni di Stalin ovviamente siamo d' accordo, io sono pur sempre filo-trotziskysta :D .
Sul razzismo Cina, io ti posso dire che conoscevo un italiano immigrato irregolarmente là, (di cui tra l' altro non ho più notizie da anni), e qualche fatto di intolleranza me lo raccontò, tipo una volta lui stesso ruppe il cazzo a una, il ragazzo di questa la difese, lui lo picchiò e dopo gli amici di questo lo pestarono in 10 dicendoli italiano di merda, bianco di merda anche mi pare o cose simili, certo non aveva ragione lui, però il pestaggio prese comunque un carattere razzista, è come se l' essere immigrato rappresenti un aggravante proprio come da noi come dappertutto...Quindi l' intolleranza ci può essere ovviamente, però movimenti realmente razzisti ed un razzismo che rappresenti un problema sociale con tutti i crimini di cui parlava l' articolo sulla Russia di oggi, in Cina non c è, ma perchè penso sia semplicemente perchè una forte immigrazione straniera non c è e che le diversità fra di loro non siano poi molte .
 
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Bèla Kun
CAT_IMG Posted on 12/12/2008, 20:21




CITAZIONE
Fra fascismo e democrazia (ovvero, semplifico, libere elezioni, garanzie democratiche, libertà di associazione, propaganda, eccetera) preferisco la democrazia. Fra “socialismo reale” (quindi non lo definisco, e non m'interessa farlo, comunismo, socialismo, o altro) e democrazia, preferisco il primo.

condivido anch'io a parte che secondo me socialismo reale non c'è n'è mai stato ;)

CITAZIONE
Lo stesso paternalismo e involontari atteggiamenti o idee hanno tuttoggi persone sinceramente non razziste.

E' vero che la società era profondamente diversa da oggi, ma sono due cose su due livelli: uno era quello che riguardava l'atteggiamento che assumeva un partito comunista che si vantava di avere fior fiore di intelleghenzia tra le sue fila e verso cui gurdavano milioni dilavoratori; l'altro è il comune sentire delle masse che ha origine da tanti fattori: l'istruzione che hai citato, la morale, le tradizioni, etc.

CITAZIONE
La definizione di “giovinastri” dell'articolo dell'Unità è certo criticabile. Il Pci, comunque, non guardava con favore (in molti casi a ragione) ad atti di “teppismo”, violenza di strada, scontri, eccetera. Non so cosa si sapesse davvero circa quanto stesse accadendo in quel caso, forse la cronaca era basata su notizie di seconda mano, su quanto arrivava dai dispacci di agenzie, eccetera.
Era il 1966, non c'erano i canali d'informazione e le conoscenze che abbiamo oggi sull'America e sul resto del mondo.

d'accordo è 'criticabile', ma comunque il teppismo ela violenza distrda dei proletari neri era legittimo al 100% anzi sono durati fin troppo poco. su come il pci agisse da pompiere (o da "raddrizzatore") versotutti i compagni che non avessero la tessera di partito oppure che osavano pensarla diversamente dagli iscritti ai sindacati tricolore nelle RSU, lo si è visto poi molto bene nei decenni successivi..


CITAZIONE
Non so cosa si sapesse davvero circa quanto stesse accadendo in quel caso, forse la cronaca era basata su notizie di seconda mano, su quanto arrivava dai dispacci di agenzie, eccetera.

tutte le notizie dirette o meno vengono dalle agenzie distampa.. certo magari ci fosse stato youtube..poi penso che una visione non molto distante dalla realtà si potesse avere confrontando fonti di diversi paesi, quindi sia quelli allineatiagli usa (che avevano l'interesse a minimizzare la cosa o gettare fango su diessa) che quelli meno (ossia più interessati a evidenziare le contraddizioni degli stati uniti)..poi si parla sempre di fine anni '60 mica un secolo fa..
cmq appena hotempo recupero volentieri l'articolo e magari te lo invio come mp

CITAZIONE
Circa la Cina. Non dimentichiamo che si tratta di una cultura molto differente, imbevuta di confucianesimo, collettività come valore supemo, elementi di "orgoglio" nazionale notevoli.
Non ci sono immigrati da altri paesi probabilmente, ma certo la supremazia dell'etnia maggioritaria Han sulle altre numerose etnie (anche diversissime fra loro per lingua, cultura, religione, tratti somatici e razziali) del paese porta con se elementi di razzismo e discriminazione.
Del resto la Cina è un paese a forte emigrazione interna e un cinese mongolo che emigri al sud per lavorare in una fabbrica o una contadina di etnia vattelapesca che vada a Pechino da qualche sperduta zona montagnosa lontana migliaia di chilometri subiranno, oltre il resto, discriminazioni per ragioni etniche, come avviene ovunque.

vero..

CITAZIONE
non si sapeva nulla della società multiculturale è vero, ma si sapeva di certo che l' uguaglianza sta alla base di tutto

quoto in pieno
 
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nostalgico
CAT_IMG Posted on 12/12/2008, 20:54




Mi sono spiegato male.
Il contestualizzare, cercare di porre nel momento storico, eccetera, era riferito all’approccio delle persone, militanti di base, eccetera. Idem il cercare di comprendere cosa possa esserci dietro il paternalismo, approcci ingenui, retorica, eccetera.

Circa il Pcf non ho negato la cosa né l’ho giustificata. HO anzi detto di averne già sentito qualcosa e cheavrei voluto approfondire. Che il Pcf abbia avuto atteggiamenti ondivaghi e tiepidi l’ho anzi confermato.
Mi pare un artioclo di Prometeo ne parlasse. Appena ho un attimo, cerco anche sul sito di Battaglia.
Sull’articolo dell’Unità, ripeto, non ne so nulla. Alla luce di quanto leggo, cerco di fare ipotesi. Più cose riesco a saperne e meglio è, figuriamoci. Anzi, Bela Kun, se hai altri riferimenti scrivi tutto quello che sai, grazie.

Sul socialismo in un paese solo non era certo il mio ideale, ovvio.
Era un fatto di realismo. Per sommatoria di botte di culo si era arrivati alla presa del potere, peraltro, contro ogni teoria marxiana, in quello che era l’anello debole.

L’allargamento in Mongolia, negli anni Venti o Trenta, beh, fu un fatto un po’diverso. Classe operaia zero, solo steppe, pastori nomadi e yak. Ironizzo, ovvio.

Polonia, Germania, Spagna, i tre esempi che ho portato, erano situazioni diverse.
La guerra con la Polonia fu una guerra quasi in senso stretto: l’esercito della Russia Bolscevica contro quello dei nazionalisti di Pilsudski.
Peraltro una serie di attacchi e contrattacchi, mi pare che il primo attacco fosse partito proprio dalla Polonia, i bolscevichi lo respinsero, poi arrivarono quasi a Varsavia, ci fu un mancato coordinamento fra le truppe di Tukacevskij e quelle di Budenny, secondo alcuni dovuto a voluti errori di ordini e comunicazioni fati da Stalin, invidioso di Tukacevskij.
Mi pare inoltre che i bolscevichi sperassero nell’appoggio degli operai polacchi che invece non ci fu.

L’insurrezione spartachista, come tutti sappiamo, fu rapidamente schiacciata nel sangue dalle truppe e dai freikorps, su ordine del governo socialdemocratico di Noske. Anche lì, mancò l’appoggiodella maggioranza della classe operaia che forse ebbe paura di un’”avventura rivoluzionaria” e preferì il gradualismo e le poche sicurezze date dal governo socialdemocratico.

La Spagna, sulla quale ho fatto e sto facendo approfondimenti, fu un discorso ancora diverso. Riassumo quella che già puoi immaginare essere la mia posizione: era prioritario vincere la guerra, difendere il governo repubblicano, mantenere l’unità più ampia e il consenso popolare.
C’era peraltro la paura che Francia e Gran Bretagna (quest’ultima aveva forti interessi economici in Spagna) avrebbero potuto reagire concretamete, appoggiare Franco, eccetera. Inoltre gli anarchici e la minoranza poumista erano solo un’enclave in Catalogna e Aragona.
Soprattutto, era più che altro la base della Cnt e della Fai a “spingere” (ben quattro ministri anarchici, tra cui la Montseny, prima donna, erano invece entrati nel governo di Fronte Popolare) per la “rivoluzione immediata”.
Inoltre, le milizie anarchiche rifiutavano di essere inquadrate ed organizzate nell’esercito regolare, rifiutavano la disciplina e disobbedivano agli ordini (oltre Hobsbwam, anche Orwell nelle sue “Memorie della guerra di Spagna”riporta degli episodi, e Orwell era nel Poum, certo non uno stalinista).
“Incontrolados” erano definite le riottose truppe anarchiche. Magari eroiche e coraggiose (Durruti per primo), ma come disse qualcuno “c’est magifique mais ce n’est pas la guerre” (o quacosa del genere).

Inoltre, gli anarchici dichiaravano nemici tanto il franchismo quanto la repubblica.
Poi ripeto, anche qui c’è da contestualizzare. Non mi sento di condannare i rivoluzionari, gli anarchici, i poummisti, eccetera, proprio come non mi sento di condannare chi li considerava una “quinta colonna” del franchismo.
Chiusa parentesi.

Certo, un paese ad economia pianificata (e i pochi suoi paesi “satelliti”) non poteva reggere l’”assedio” economico, politico, militare, propagandistico, del resto del mondo, peraltro un paese come l’Urss, che aveva avuto tutto quello di cui abbiamo già detto, oltre una guerra sanguinosa con venti milioni di morti.
Era indispensabile scendere a patti, cercare una convivenza, mantenere rapporti commerciali e diplomatici.
Poi certo, nel frattempo l’Urss, anche per interessi economici, strategici, diplomatici, sostenne movimenti di liberazione, inviò armi e truppe, istruì militari, tecnici, studenti. Insomma, un po’si diede da fare.

E’probabile che l’Urss sia crollata perché non vi fu la rivoluzione mondiale. E’chiaro, aveva troppi handicap. Credo che anche se non vi fosse stata una burocrazia così ottusa e imbelle, prima o poi sarebbe successo.
Niente dura in eterno, figuriamoci una cosa come un paese ad economia pianificata, che si dice comunista, eccetera…
Non era una cosa possibile. Si è fatto quel che si è potuto.
Cuba fece di sua iniziativa e, sai meglio di me, Castro inizialmente non si diceva comunista. Quando vi fu l’appoggio dell’Urss … si adeguò, radicalizzando le proprie posizioni. E fece benissimo, ovvio.

Il pianeta, parliamoci chiaro, è poco più che un grande Risiko, per le potenze.
La vedo così pessimisticamente.

Sulla Cina, certo il razzismo verso gli stranieri c’è (figuriamoci), a maggior ragione, è brutto dirlo, se “gli tocchi le donne”, come ovunque.
Comunque, per quanto ne so c’è anche fra le varie etnie. Ai tempi di Mao , della Lunga Marcia, immagino fosse diverso, poi le cose sono cambiate. In Italia c’era fino a poco fa (se non oggi) verso i meridionali, che parlavano la stessa lingua e venivano da meno di mille chilometri, figuriamoci tra etnie di lingue e culture lontane.
Poi certo, non mi sento di sovrapporre le sovrastrutture culturali e i meccanismi sociali di paesi così diversi. Ripeto, comunque non conosco abbastanza la Cina.
Certo non credo ci siano movimenti nazionalistici organizzati.
Non è certo più il tempo dei Boxers.
In questa fase, anzi, credo la Cina dia il benvenuto ad imprese, manager e capitali stranieri.
Comunque m’incuriosisce la storia di questo tuo conoscente andato in Cina clandestinamente.



Bela, ho visto solo ora il tuo intervento. Lo leggo dopo. Scusa
 
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Elpidio Valdes
CAT_IMG Posted on 12/12/2008, 23:20




Quanto al discorso del socialismo in un Paese solo .
Forse qui entra in gioco anche un mio difetto che è questo : l' idealismo
Io tendo un pò in alcuni casi a guardare solo l' ideale quando invece anche il realismo è importante .
È che si tratta proprio del mio carattere e della mia indole, di ciò che mi spinge ad essere comunista, la speranza dell' ideale, per il bene mio e di tutte le persone .
Penso di parlare anche a nome di molti altri, è l' idealismo in buona parte che spinge a fare tutto quello che posso o riesco fare di buono per gli altri, è la speranza dell' ideale che ci tiene in vita e grazie a cui riesco a godermela tranquillamente e posso pensare anche a cazzeggiare, cercare fiche, divertirmi, ma se non ci fosse l' ideale di speranza per me e per le persone che mi circondano, se non avessi questo motivo valido per cui lottare, mi sentirei vuoto .
In fondo tantissimi compagni sono idealisti proprio in questa maniera, il comunismo è questo : la speranza e la lotta per un mondo diverso .
Però questo può anche far astrarre un pò dalla realtà .
Quindi fai bene anche a dire in questo modo di tenere anche i piedi per terra, però il fatto è che aldilà delle differenze tra le varie situazioni in cui si poteva tentare di diffondere la Rivoluzione, il fatto è che bisogna analizzare le varie circostanze si, però da più punti di vista, bisogna semplicemente rendersi conto delle possibilità che abbiamo ed in base a queste spostare "più a sinistra possibile" la rivolta di cui si tratta .
Nel senso che tipo in Spagna dove la contesa era tra franchisti e repubblicani con tutto ciò che ne derivava appunto, bisognava per forza sostenere i repubblicani, non si poteva parlare di una rivoluzione subito comunista, bisognava che le masse popolari che si sostenevano fossero state tutte comuniste e non prevalentemente filo-repubblicane unite a gruppi comunisti ed anarchici .
Però dove era possibile, tipo in Germania, sarebbe stato giusto che gli operai tedeschi si rivoltassero e che i sovietici gli aiutassero, però doveva nascere questa idea spontaneamente dagli operai tedeschi prima di tutto, non c entra tanto l' Urss, quello viene dopo .
Voglio dire che in linea di massima, concettualmente, la Rivoluzione immediata è giusta, però ce ne devono essere le condizioni e penso che lo credesse anche Trotzky .
Però il principio è giusto di per se, ma non era volto solo a stabilire il comportamento dell'' Urss, quando si dice di Rivoluzione immediata, è rivolto anche al proletariato in questione, ovvio che in Spagna ad esempio, dovevano essere gli spagnoli i primi a credere nella Rivoluzione immediata, allora avrebbe avuto senso, uguale in Germania, in Polonia, in Cina ecc.. Però è ovvio se il proletariato in questione non lo fa, non si parla di più di Rivoluzione immediata ma ci si adatta e si sceglie la cosa migliore da fare in base a questo, ma perchè è il popolo che ha scelto, (sbagliando), un altra strada, ma ciò non significa che la Rivoluzione immediata di per se non sia giusta .

CITAZIONE
Certo, un paese ad economia pianificata (e i pochi suoi paesi “satelliti”) non poteva reggere l’”assedio” economico, politico, militare, propagandistico, del resto del mondo, peraltro un paese come l’Urss, che aveva avuto tutto quello di cui abbiamo già detto, oltre una guerra sanguinosa con venti milioni di morti.

Appunto, è per questo che il socialismo in un Paese solo è fallimentare, non funziona .

CITAZIONE
Credo che anche se non vi fosse stata una burocrazia così ottusa e imbelle, prima o poi sarebbe successo.
Niente dura in eterno, figuriamoci una cosa come un paese ad economia pianificata, che si dice comunista, eccetera…
Non era una cosa possibile. Si è fatto quel che si è potuto.

Non era solo una burocrazia ottusa ed imbelle .
Era una burocrazia privilgiata, spesso reazionaria, corrotta, dispotica, ed è il risultato del sistema stalinista che non subordina gli organi legislativi e di governo alle masse, ma al contrario conferisce ad essi privilegi e potere dispotico .
La dittatura del proletariato intesa dallo stalinismo fa si che il popolo deve rimettersi nelle mani di chi sta sopra di lui sperando nella buona sorte, ma non ha coivolgimento o potere di subordinarlo ai suoi interessi, chi governa non viene dal popolo e per il popolo...Quindi il socialismo non può funzionare così è destinato a crollare perchè di fatto è manovrata da una casta reazionaria .
Questo insieme al contesto internazionale secondo me ha fatto si che l' urss facesse questa fine, ed è la dimostrazione più palese che le teorie di Trotzky sono quelle giuste nonche in linea e di sviluppo col pensiero di Marx Engels e Lenin .
È vero anche come dicevi che Trotzky durante la guerra civile fu spietato, come lo fu anche Lenin e non di più di quanto lo sarebbe stato al suo posto Stalin, però un conto è farlo in condizioni di guerra civile, un conto è nel governo del Paese .

Se posso dirti una cosa, più che distaccato dal trotstkismo, mi sembri più diciamo "disilluso" della possibile realizzazione di alcuni aspetti delle teorie di Trotski che comunque non mi pare che reputi sbagliate sul piano teorico...Lo hai detto anche te in fondo che l' Urss era gestita da una casta reazionaria e parassitaria, e che essa è crollata probabilmente anche perchè non ci fu una Rivoluzione internazionale...

CITAZIONE
Cuba fece di sua iniziativa e, sai meglio di me, Castro inizialmente non si diceva comunista. Quando vi fu l’appoggio dell’Urss … si adeguò, radicalizzando le proprie posizioni. E fece benissimo, ovvio.

Castro comunque era sempre stato molto progressista, la radicalizzazione delle sue posizioni è in linea con lo sviluppo delle sue idee .
Castro se li era comunque letti Marx ed Engels .
È vero che si ispirava più a figure come Josè Martì o Simon Bolivar soprattutto in giovinezza, durante le sue lotte all' università in cui faceva già parte della Lega Anti-imperialista ecc
Però è vero anche che sempre entrò comunque a contatto e lottò insieme pure con più marxisti anche nel movimento del 26 Luglio stesso .
Anche solo per fare un esempio : "Paro", Gino Donè, l' italiano, unico non cubano della spedizione del Granma, era stato un partigiano comunista ed aveva rapporti molto stretti con Fidel, Raul ed il Che .
I progetti di Castro per Cuba riguardavano comunque la libertà, la sanità, l' istruzione, la giustizia sociale, l' indipendenza dal neo-colonialismo americano, la lotta all' imperialismo ecc ecc..
Voglio dire che la posizione del movimento era comunque molto radicale ugualmente anche se non dichiaratamente di stampo comunista .
E' vero, che Castro si proclamò pubblicamene marxista-leninista ed instaurò periodicamente la "dittatura del proletariato", solo nel 1962 in seguito all' attacco alla Baia dei Porci, ed è vero che lo fece anche perchè c era un bisogno vitale di protezione e sostegno da parte dell' Unione Sovietica, è vero che era necessaria la dittatura per reprimere le corruzioni ed i nuclei reazionari anche terroristici finanziati dalla CIA ecc



Ci fu questo inasprimento della durezza e della repressione del regime, in cui nacquero i campi di lavoro forzato detti UMAP, (Unidades Militares de Aiuto Producion), dove furono internati molti dissidenti politici .
Sia dissidenti manovrati da Washington, ma anche non so...tipo anche vari razzisti, (perchè anche a Cuba il razzismo verso i neri esisteva al tempo!), ma credo ci si potesse finire nei campi UMAP anche per reati civili particolarmente gravi, ma purtroppo ci finirono anche dissidenti diciamo "giusti" o comunque sinceri che magari semplicemente reclamavano diritti per gli omosessuali, (oggi i matrimoni gay e le coppie di fatto sono legali a Cuba, ma ci sono voluti decenni perchè il socialismo cubano abbia realizzato anche questa conquista sociale e culturale in Italia ancora tanto richiesta dalla sinistra..Ma al tempo di cui si parla logicamente gli omosessuali erano discriminati anche a Cuba..Ma era normale purtroppo...La psichiatria stessa a livello internazionale li considerava malati psichiatrici..), o anche non-violenti e religiosi che si opponevano semplicemente ai metodi dittatoriali, o chi si rifiutava di praticare il servizio di leva militare obbligatorio, ma anche per esempio, (e questa ve la metto così come curiosità), i testimoni di Geova, (l' unico culto religioso tuttora bandito a Cuba per via delle loro teorie contro le vaccinazioni o contro le trasfusioni di sangue, organi ecc... Proprio Cuba in un momento in cui ci si impegnava con tanta determinazione nei progressi sulla sanità non volle permettere certi movimenti e certe predicazioni..)
Insomma v' ha ammesso ed illustrato con sincerità che anche a Cuba non tutti gli oppressi come "dissidenti" erano per forza capitalisti o realmente contro-rivoluzionari purtroppo...
Ma penso che comunque tutto ciò avveniva anche per la paura di qualsiasi opposizione in generale, perchè si pensava che chiunque fosse contro il governo cubano potesse potenzialmente venire "reclutato" dalla CIA o dalle lobby mafiose e terroristiche di Miami...
Nacquero infatti anche organi di censura, proprio perchè si temeva che le critiche potessero essere strumentalizzate dai vicini USA o potessero fomentare il "dissenso" di cui gli USA avrebbero approfittato per i loro piani .
Ma a parte questo, quella dichiarazione in poche parole proclamò soltanto la dittatura perchè per il resto il socialismo si stava già attuando a Cuba, la nazionalizzazione dei mezzi di produzione era già avvenuta, la campagna di alfabetizzazione ed i vari altri progressi sociali che aldilà della dittatura permettevano a Castro di poggiare su di un solido consenso popolare, erano già avvenuti o iniziati già da prima del '62...
In fondo fu quasi una dichiarazione quasi solo "formale", il socialismo era già iniziato .



L' instaurazione del regime dittatoriale fu un passo indietro notevole, per molti una grande delusione anche...Perchè in piena contraddizione con gli ideali che mossero il movimento del 26 Luglio stesso e con quelli predicati anche da Che Guevara, in fondo fu proprio lui a dire la famosa frase : "le idee che non condividiamo non si possono reprimere, o siamo capaci di sconfiggerle col dialogo o dobbiamo lasciarle esporre, non si possono reprimere con la forza, perchè questo impedisce il libero sviluppo dell' intelligenza"...Eppure anche Guevara stesso collaborò, accettò e sostenne eccome il governo anche nel suo periodo più dittatoriale, (alcune fonti reazionarie dicono anche che lui era addetto agli internamenti o altre cose simili...) .
Perchè semplicemente era una scelta obbligata, magari si potevano evitare meglio alcune degenerazioni, però tutto ciò avvenne per far fronte ad una emergenza gravissima, anzi, penso che proprio questa scelta fu fondamentale ed in quel momento salvò Cuba .
Contro lobby corrotte dagli USA, nuclei terroristici manovrati dalla CIA, contro-rivoluzionari nemici reali del popolo e del socialismo, (i vari padroni e borghesi espropriati dei loro privilegi e delle loro ricchezze), in una situazione delicata come a Cuba, era necessario il pugno di ferro!
Però col tempo la dittatura del proletariato a Cuba è stata man mano sempre più superata .
Se si da un occhiata alla situazione di oggi : i campi di concentramento non ci sono più, la Costituzione consente la libertà di espressione e di critica, è consentito anche il dissenso, che almeno secondo la legge costituisce reato solo se viene dimostrato che è finanziato o in contatto con gli USA, e dimostrazioni di questo ce ne sono, ma anche il sistema politico in generale non è certo dittatoriale, ci sono comitati popolari che in commissioni presiedute da un membro del sindacato elaborano i programmi elettorali e presentano i candidati, ci sono elezioni libere e segrete, i rappresentanti eletti dal popolo devono rispondere alle domande del popolo e devono rendere conto periodicamente del loro operato e possono essere rimossi quando gli elettori lo desiderano, anche il consiglio di Stato non ha un potere dittatoriale, Raul Castro può essere rimosso dal suo incarico quando l' Assemblea Nazionale lo decide e l' Assemblea Nazionale è eletta dal popolo, anche se il Consiglio di Stato propone una legge, (cosa che di solito comunque fa l' Assemblea Nazionale), essa deve essere di solito approvata dall' Assemblea Nazionale, e in genere se si tratta di modifiche della Costituzione viene fatto anche un referendum popolare .


Inoltre l' internazionalismo cubano, la solidarietà, sia sul piano militare quando Cuba combattè in Angola o in Bolivia, sia su quello diciamo "sociale", o forse meglio dire "umano", è sempre stato disinteressato per quanto riguarda Cuba, perchè essa non era ovviamente abbastanza potente per poter assoggettare strategicamente, economicamente, politicamente, o militarmente o come si crede, altri popoli .
Certo, la perfezione al mondo non esiste, ed anche Cuba deve e sta cercando ancora di migliorarsi però queste cose sono giusto per aprire una parentesi sull' evoluzione su basi trotzkyste della Rivoluzione cubana .




La persona che ho citato non la sento comunque da anni, è di Firenze come me, (anzi a dire il vero io sono di provincia), l' ho conosciuto perchè era un ultras della Fiorentina come me, e nulla trovò lavoro in Cina però non mi sembra, non credo, che proprio andò là da clandestino, penso che almeno andarci ci andò regolarmente, però non so bene che li successe dopo col permesso di soggiorno, successivamente tipo non era più in regola, perchè mi ricordo mi raccontava via msn che aveva avuto problemi con gli sbirri che si era nascosto in casa con la sua donna che diceva che non lui non c era perchè aveva problemi col permesso di soggiorno e se lo prendevano lo mandavano via .
Lui era comunista, mi ricordo mi raccontava che per quanto riguarda il lavoro è molto meglio la Cina dell' Italia, poi mi disse che il fatto che "in un Paese di un miliardo di persone nessuno muore di fame è un miracolo del partito" e che "alla fine la vita è normale più o meno come in Italia solo che c è il partito unico", però ci teneva sempre a precisare che "in Cina non c è socialismo, anzi c è una classe dirigente privilegiata capitalista e arrogante come in Italia" .
Altro sulla Cina detto da lui non me lo ricordo .
A comunque quell' episodio del pestaggio ora ripensandoci me lo ricordo anche più dettagliatamente guarda...Me lo sono ricordato meglio a ripensarci perchè m è venuto in mente di quando se ne parlava con un mi amico che questa cosa ci aveva fatto parecchio ridere..Io me lo ricordo che me la raccontò così, te la dico almeno ti fo fa du risate anche a te :
Era in un ascensore con una coppia di cinesi a un certo punto lui tocca il culo alla donna, il cinese gli si rigira e tipo lo minaccia o li mette le mani addosso un lo so, e lui li tira un cazzotto aprendolo, e la donna comincia a urlare, sicche poi si apre l' ascensore e al piano in do stavano andando ad aspettare questi due c era un gruppo di una decina di loro amici, e lui disse tipo "o cazzo" e questi in 10 lo pestarono e lo insultarono in tutti i modi sporco bianco ecc :ph34r: :D
La scena che s apre l ascensore e si trova 10 deve esse pesa

Edited by Elpidio Valdes - 14/12/2008, 03:17
 
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